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ANTIGONE

RIMUGINARE: agitare rimescolando o rivoltando; in senso figurativo: farlo nella mente o nel cuore. Al rimuginare interiore segue spesso il borbottio.
Esso è tipico di tutte le fasi della vita umana, dal bambino all'anziano.
E ad accomunarli tutti, questi borbottii, è il senso di frustrazione, la paura e il pericolo del fallimento, l'incapacità di non avere presa sul reale, di non cambiare lo stato delle cose.
Al rimuginare e al borbottare non sempre segue l'azione.
Antigone agisce, decidendo di prestare onori funebri al corpo del fratello Polinice, contravvenendo all'editto di Creonte che ne vieta la sepoltura perché traditore di Tebe, e con questo atto va incontro alla morte.
Lei oppone alla legge umana la legge divina, alla legge della ragione la legge del cuore.
Antigone è stata spesso eletta a simbolo dalla cultura moderna di ribellione, un "dramma dell'adolescenza", del "senza vie di mezzo", del tutto o niente, dell'io contro le leggi insensate del mondo degli uomini adulti, fatte senza cuore, senza uno sguardo verso gli oppressi, senza "compassione", nell'accezione latina del termine.
Momenti di alta idealità sono ciclicamente appannaggio di tutti noi, in ogni fase della vita; si affacciano prepotentemente in ognuno di noi, ci fanno vedere i torti, le angherie dei potenti, subite da noi e dai nostri simili.
Se da adolescenti c'è un'istintiva spinta all'azione, data da una differente percezione del qui e ora, del rischio e delle conseguenze, molto più mediata e quindi spesso bloccata è la spinta all'azione nella cosiddetta adultità.
Resta quel rimuginare umano, quel borbottare, quel rovistare tra i ricordi e le proiezioni per il futuro, tra le azioni sospese, tra il non detto, tra gli "è stato così, ma sarebbe potuto essere..., se solo avessi detto... se solo domani mi decidessi a dire, mi decidessi a fare..."
Questo è universale, senza tempo, senza limiti di spazio, senza età: il bambino arrabbiato in salotto, l'adolescente che si chiude alle spalle la porta della sua cameretta, l'adulto in bagno, l'anziano affacciato alla finestra.
Si pensa ai torti subìti, agli errori propri e degli altri, si imitano gli interlocutori, si immagina cosa avremmo dovuto rispondere loro, cosa potremmo ancora rispondere loro, domani.
Si pensa a cosa hanno risposto gli altri a noi, ieri, a cosa potrebbero risponderci domani.
Nella nostra immaginazione vediamo l'altro trasformarsi in un nostro alleato; immaginiamo come riconciliarci oppure come arrivare alla rottura.
Cosa succede a pensarsi Antigone che a sua volta si pensa "altri", Creonte, Tiresia, Emone? Il nostro lavoro parte da qui. Con il testo di Sofocle pressoché immutato

Sabato 19 Marzo 2022 ore 21:00  

da Sofocle

drammaturgia e regia Cristiano Roccamo
costumi Gloria Fabbri
organizzazione Valentina Santi

 

con Giorgia Penzo

 

 

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